Alcune volte, mentre scandagli i giochi in vendita in negozio, succede che ti ritrovi tra le mani un titolo sconosciuto, che guardi e riguardi un po’ cercando di inquadrarlo. Alla fine, però, decidi che non t’ispira e lo rimetti sullo scaffale.
Questo gioco lo rivedi ogni volta che visiti il negozio, ti capita sempre tra le mani e continui a pensare, senza neanche sapere il perchè, che sia meglio continuare ad ignorarlo. La tua mente lo ha già etichettato come “un nulla di che” per qualche strano motivo, di conseguenza non hai l’interesse di provarlo.
Poi qualcosa un giorno cambia. Ti ritrovi con quel gioco faccia-a-faccia per l’ennesima volta, lo giri per la milionesima, guardi le immagini e ci rifletti su. “Bè, anche se fantascentifico è comunque un adventure shooter -tendo a snobbare il genere, ma non è che non mi piaccia-. Dopotutto potrebbe appassionarmi, anche perché mi piacciono le avventure. E poi, la descrizione trasuda un che di misterioso… e dalle immagini non sembra poi così scadente come pensavo”. Decidi di provarlo e, quando arrivi a casa e cominci a giocarlo, ti chiedi “perchè diamine sono sempre stata così idiota da snobbarlo?!”
Eh sì, è una cosa che mi è capitata diverse volte :). Mi accadde persino con il titolo di cui ho parlato due post fa, King’s Field IV, trovato e ignorato per mesi prima di convincermi e chiedermi perchè non l’avessi considerato prima d’allora.
A volte i pregiudizi possono precluderci titoli davvero degni di nota, che magari sono stati poco pubblicizzati o, nonostante le loro potenzialità, vengono ugualmente ignorati dall’utenza per la presenza sul mercato di altri giochi che rubano tutta l’attenzione. Sono molti quelli validi che soffrono di questa “discriminazione”, come per esempio Sphinx, Kya, Rocket: Robot on Wheels, Summoner 2 e moltissimi altri. Non a caso le chiamano “hidden gems”.
A volte, se qualche titolo ci incuriosisce ma non ne siamo troppo convinti, può essere d’aiuto correre su Internet per cercare qualche informazione, una recensione o un video che possano offrirci una miglior idea e convincerci a spendere il nostro bel soldino. Non è però stato il caso di Project Eden, dato che alla fine decisi di comprarlo per “ispirazione”, senza avere la minima idea di quanto valesse la pena spenderci una banconota da 5 euro. Per fortuna non me ne pentii affatto, anzi, scoprii un gioco capace di tenerti incollato alla sedia dalla prima all’ultima scena (a dire il vero non solo me ma anche mia madre… e quando mia madre non vuole perdersi neanche un pezzetto di gioco significa che promette assai bene).
All’inizio ci si ritrova in questa schermata stile metropoli futuristica, sulla strada di una città particolare poichè, a causa della sovrapopolazione, si è ormai sviluppata in altezza. Ne consegue che il cielo è stato praticamente oscurato dagli altissimi edifici che s’innalzano praticamente ovunque, e fare un passo falso vi porterà a una bella caduta nel vuoto totale, giusto per far capire “quanto” si sia sviluppato questo mondo in verticale. Ovviamente appare chiaro sin dall’inizio che in questa metropoli stia succedendo qualcosa di preoccupante, pertanto starà a noi indagare da bravi agenti, non senza aiuto: infatti non saremo soli, perché per tutta l’avventura saremo accompagnati da altri tre personaggi, ovviamente utilizzabili e tutti dotati di caratteristiche differenti e indispensabili per proseguire nella storia. Carter, il leader del team UPA (Urban Protection Agency), è il più equilibrato fra i quattro ma può aprire porte che altrimenti rimarrebbero chiuse. Minoko è una ragazza ed è in grado di penetrare nei sistemi informatici o scaricare informazioni, un po’ come Andrè, che però se la cava con i dispositivi elettrici e meccanici (oltre che essere in grado di riparare qualunque cosa sia danneggiata); infine Amber, tramutata in una sorta di robot dopo un brutto incidente, è un po’ il tank del gruppo, ossia immune al fuoco e quindi in grado di passare attraverso alcune aree precluse agli amici umani. Inizialmente il sistema di controllo dei quattro baldanzosi eroi può sembrare un po’ macchinoso, poichè è possibile farli camminare o correre a seconda di quanto si spinge lo stick analogico sia nell’asse orizzontale che in quello verticale, ergo la maggior parte delle volte s’inizia con qualche timido passetto, per poi lasciarsi andare mano a mano alla corsa. Tuttavia, con un po’ di pratica si arriva a padroneggiare questo sistema senza problemi. L2 quindi servirà a compartire l’ordine “seguimi” o “aspetta qui”, un classico nei giochi con la gestione di più personaggi. Con L1 ci si abbassa, con R2 si attiva l’autopuntamente e con R1 si compiono le più disparate azioni. Sarà invece con le quattro frecce del D-Pad che si potrà passare da un personaggio all’altro e con R3 si potrà decidere se visualizzare il tutto in prima o in terza persona (che io ho preferito). I quattro pulsanti invece sono assegnati all’accensione o allo spegnimento della torcia, al cambio delle armi, al cambio di modalità delle stesse e al menù delle risorse (al menù di sistema è possibile accedere dal pulsante Start). Lo stick analogico destro, invece, fa compiere solo alcune azioni in momenti particolari. Un po’ difficile da ricordare? Giocando non sarà comunque un problema, dopo che ci avrete fatto l’abitudine.
Sulla schermata avremo a disposizione un piccolo radar, che sarà molto utile per rilevare la posizione dei nemici, segnalati tramite pallini rossi. Non solo: il radar mostra anche i personaggi e la posizione dell’obiettivo, quindi sarà tenuto sotto controllo piuttosto spesso. Il menù di risorse è adibito invece alla ricezione degli obiettivi e informazioni varie, come e-mail o la registrazione dei dialoghi. Inoltre, sempre da qui è possibile attivare alcuni simpatici aggeggi, come il piccolo “Rover” o la telecamera mobile. In questo gioco, quindi, non sarà certo la varietà a mancare: Eden non è solo uno “spara al nemico per raggiungere il prossimo passaggio” ma anche un gioco dove serve un minimo di testa, le cui sezioni molto spesso presentano enigmi che vanno risolti con l’aiuto di tutti e quattro i personaggi. Anche se si tratta per lo più di capire chi muovere nel punto x e chi in quello y, gli enigmi si rivelano sempre piuttosto originali, ossia in grado di attirare l’interesse del giocatore senza senza confonderlo con obiettivi poco chiari o dispersivi. Ciò non significa che il gioco sia troppo facile e privo di sfida, poichè talvolta è necessario prestare attenzione nella scelta di un personaggio, anche se non capita spesso di ritrovarsi alle strette o davanti a sezioni insuperabili. Insomma, potrebbe capitarvi di rimanere bloccati più per la risoluzione di un enigma che per la difficoltà di un combattimento, che in ogni caso danno il giusto equilibrio di stimolo e di sfida, senza esagerare. Ovviamente avere a disposizione quattro personaggi ha i suoi vantaggi dato che una volta sconfitto uno si passerà direttamente al secondo e così via. Ah, nel caso preparatevi a ripetere qualche pezzettino di livello: i “check-point” dove i vostri potranno “rivivere” ed essere rigenerati sia in energia che in munizioni sono fortunatamente abbastanza sparsi e quasi mai vi capiterà di non riuscire a raggiungere un altro check-point per la difficoltà e la lunghezza del livello (sullo stile di Metroid Prime insomma), ma può capitare che qualche volta vi toccherà comunque tornare indietro per fare il pieno. Cosa importante: bisogna assicurarsi che tutti i personaggi “tocchino” il nuovo check-point. Se non lo faranno, rinasceranno dal check-point precedente.
Parlavamo di dover ripetere piccole sezioni, comunque? Poco male: il level design si lascia davvero apprezzare con il suo richiamo dal sapore quasi fantascientifico, moderno ma allo stesso tempo decadente. I sobborghi in cui il gioco è ambientato non sono certo il massimo, ma qualcuno dovrà pur spazzare via lo “sporco” che vi si annida, tanto che la trama riserverà delle belle sorprese, per un mistero che poco alla volta viene a galla mettendo alla luce le storie dei personaggi. Il tutto ha un sapore malfamato, rugginoso e talvolta claustrofobico, così che la storia trovi sfondo su uno scenario molto più “inquietante” di quello che potrebbe sembrare. Alla Eidos (creatori di Tomb Raider) si sono certamente impegnati a creare un’avventura d’azione bella, appassionante e coinvolgente dal punto di vista narrativo, nonché ben ideata sotto quello della giocabilità e del gameplay, con idee d’interazione e risoluzione fresche e ottimamente sfruttate. Qualcuno potrebbe storcere il naso sul fatto che manchi una vera e propria colonna sonora ma, a mio parere, il silenzio contribuisce a enfatizzare l’atmosfera di inquietudine e “paura” che il gioco è in grado di scaturire se lo si affronta con il giusto approccio. Insomma: una stanza d’ufficio apparentemente vuota, un po’ fatiscente e semi buia, con il suono di un allarme in lontananza e quello dei propri passi che si fa lento e timido, nel timore che possa sbucare all’improvviso un mostro, non è poi tanto male. In certe situazioni, forse, qualche nota melodica a tema avrebbe potuto aiutare e sottolineare le situazioni più concitate, ma probabilmente avrebbe anche rischiato di ottenere l’effetto opposto, dando “l’intuizione” al giocatore di quel che sarebbe accaduto di lì a poco invece di lasciargli tutta la sorpresa e il disagio del sentirsi “solo” e senza alcuna idea di che cosa lo possa attendere più avanti -o più sotto-. Perché, anche se si è in compagnia, è un po’ questa la sensazione che può dare Eden: la solitudine in luoghi chiusi e in rovina, in metropoli abbandonate e semi distrutte, ma sempre e comunque silenziose. Allo stesso tempo, però, si ha la certezza di essere in compagnia di loschi figuri o rivoltanti mostri, il che instaura sensazioni contrastanti. Chiaramente non tutto il gioco è così, dato che vi capiterà di raggiungere avamposti pullulati da chi abita i piani più bassi, lì dove la malavita ha campo facile.
Parlando della varietà di oggetti non ci si può lamentare e probabilmente capiterà che preferiate equipaggiare ogni personaggio con un’arma differente. Ognuna è dotata di un sensore che impedisce di ferire i compagni e, a seconda della potenza, può consumare un quantitativo maggiore di energia (“munizioni”). Per ricaricarle si possono utilizzare, come già detto, uno dei check-point, ossia i punti di rigenerazione -quasi sempre vi è anche quello per ricaricare le armi- o le cellule di energia, che mano a mano si raccolgono durante l’esplorazione. Come accennavo, comunque, ogni arma ha due modalità, come per esempio l’Assimilatore, con cui è possibile risucchiare tutta l’energia dei nemici per ricaricare le armi (o riempire le cellule), oppure decidere di passare alla seconda modalità e colpire i nemici con l’energia, sparando tre proiettili che si dirameranno in diverse direzioni. Solo Amber invece è dotata del devastante lanciamissili che, se non usato con attenzione, può danneggiare anche se stessi. La modalità secondaria spara fino a 4 missili a ricerca, che si abbatteranno automaticamente sui poveri malcapitati. Non mancheranno comunque le classiche sentinelle, molto utili per coprirsi quando lo scenario è impestato di nemici, mentre per i momenti meno bellici si potranno comandare in tutta tranquillità dei piccoli e utili strumenti: il sopracitato rover, una specie di mini veicolo con scarsa potenza di fuoco (ma utile per attivare interruttori e recuperare oggetti altrimenti irraggiungibili), la telecamera mobile (che potrà essere mandata in avanscoperta per capire cosa ci aspetterà più avanti o per attivare un interruttore) e l’omni-utensile, utilizzabile sono da Andrè per riparare l’equipaggiamento danneggiato. Per farlo è necessario prestare attenzione a una barra di riparazione, fermando il cursore nella zona indicata e recuperando così un punto (sbagliare ve lo farà perdere). Quando saranno stati raggiunti tutti i punti sufficienti, l’oggetto sarà finalmente funzionante. Anche con Minoko è necessario completare “minigame” simili, attivando i codici giusti per violare i sistemi informatici, scaricare informazioni importanti o disattivare le telecamere armate.
Dulcis in fundo il gioco presenta anche una modalità deathmatch multiplayer per due giocatori: simpatica, forse un pochino povera in quanto è giusto solo questa modalità, ma risulta comunque divertente per qualche partita con i propri amici. Sicuramente, seppur non indispensabile poichè il gioco in singolo riesce a soddisfare sotto ogni punto di vista, aggiunge un altro punto a favore a un titolo davvero poco considerato tra i giocatori, ma che merita esattamente come il suo compare Tomb Raider. Se avete voglia di un gioco in grado di coinvolgervi con un sapore moderno ma fatiscente allo stesso tempo, capace di regalare qualche brivido di mistero, terrei Project Eden in stretta considerazione.
Il suo è un connubio di idee ben riuscito, che talvolta insinua sensi di disagio, solitudine e dispersione nella sua metropoli verticale, ma anche di sollievo quando si raggiungono i luoghi più civilizzati. E poi ha quel quel buon gusto di retrò che non guasta mai, tanto simile alle atmosfere ricreate nei film d’azione anni ’80.
-Shade Ninja
Immagini:
Le immagini sono prese da: gamershell.com, terragame.com, download-games-for-free.com, gamespot.net, lisisoft.com, softpedia-static.com, mobygames.com e gamereactor.it
Bel gioco mi è piaciuto molto, la prima volta ci ho messo qualche mese a finirlo, per la difficoltà degli enigmi
Concordo sul fatto che è troppo poco conosciuto, nonostante sia stato fatto dai creatori di Tomb Raider. Tu dove l’hai giocato? Io su ps2
Anche qua è stato giocato su Playstation 2! Un peccato che giochi simili non siano più stati riproposti con seguiti o, nel caso di giochi ancora più datati, con dei remaster seri. Ci sono tante perle come Project Eden che meritavano davvero più successo.
Ho commentato dal cell e non avevo letto per ps2! Mi sarebbe piaciuto 1 o più seguiti di questo gioco. La carne al fuoco era tanta, da personaggi con abilità diverse, ma che collaborano per uno scopo comune, attraverso enigmi e una trama tutt’altro che scontata. Mancava solo un ia nemica buona. Ma se non ha venduto… Se vuoi dimmi pure altri giochi meritevoli l’attenzione.